POLYMORPHOSIS

 Video, photos, textes written on the wall, sculpture

Photo credits for photo above: Maurizio Chiocchetti

A cura di Alessandro Gallicchio
Il progetto espositivo, ospitato da due spazi differentemente paralleli del territorio pratese (Interno/8 e SpazioK), intende riflettere sul concetto di luogo come scenario di multiple e complementari trasformazioni. Eva Sauer, con un lavoro di analisi e critica dal forte stampo socio-antropologico, si concentra sugli incompiuti architettonici come luoghi leggendari di eterogenee proiezioni e diviene ispirazione per l’attività laboratoriale di Fosca|MariaCaterinaFrani, che perlustra gli altrettanto abbandonati meandri corporei. Ripensare dunque l’abbandono come vivente, ascoltandone i suoni e osservandone le tracce, è emblema di una visione che si svincola dai principi utilitaristi per dare valore alle multipresenze.

EVA SAUER
In quale momento l’incompiuto architettonico, corroso dal tempo, dalle scale farinose e dagli elementi instabili, sbriciolato, diventa natura? Gli incompiuti hanno nomi quali “elefante morto”, “dinosauro”, “mostro”, quasi fossero di matrice aliena. È proprio in questi luoghi che si proietta ciò che si vuol vedere e in cui leggende metropolitane assumono forme diverse a seconda dello spettatore o del cantastorie. Per Polymorphosis verrà presentato un lavoro che si struttura in diversi linguaggi (film, fotografia, scrittura e scultura) che cercano di “ridefinire” architetture in decomposizione, poiché il bruco, come bruco, muore quando diventa farfalla?

FOTO/PHOTOS above: Ilaria Costanzo

texts on the wall/testi scritti sul muro:

“Di questi scheletri di architettura non si interessa nessuno da queste parti” dice il signore con il pullover rosso mentre sorseggia il suo caffè macchiato, al Massimo ogni tanto qualche curioso varca le staccionate in cerca d’ avventura – ma sono quasi tutti gente da fuori, sopratutto stranieri”. Eppure le traccie nell’ incompiuto raccontano tutt’ altro… 

Passeggio in un incompiuto e mi chiedo : una strada non finita, sopraelevata che non ha connessioni con la terra è ancora una strada? Le scale, mangiate dalle interperie, sembrano degli scivoli. Una stanza senza tetto un muro ripiegato su se stesso, un pilastro che non sorregge niente un tetto squarciato che non ripara L’ architettura diventa scultura, parco giochi, superficie per le piante, rifugio per gli animali, o per amanti, segreti … 

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